Artrite reumatoide
L’artite reumatoide è un disordine infiammatorio cronico che può interessare molteplici organi e tessuti anche se il bersaglio principale è costituito dalle articolazioni, che può portare alla distruzione della cartilagine articolare e all’anchilosi (fusione ossea spontanea di un’articolazione). La causa scatenante dell’artrite reumatoide è ancora oggi sconosciuta. Questa patologia provoca un’ ampia gamma di modificazioni anatomiche, le più gravi restano sicuramente quelle che interessano le articolazioni. Molto spesso oltre alla distruzione della cartilagine articolare e all’anchilosi, vi è un interessamento tendineo-legamentoso che accompagna l’artrite, di cui i noduli reumatoidi rappresentano la manifestazione cutanea più comune andandosi ad insidiarsi in zone sottoposte a pressione. I noduli reumatoidi sono masse dure, ovali o rotonde e sottocutanee.
Per quanto concerne la patologia insorge in modo lento, inizialmente vengono riscontrati malessere, stanchezza, dolori muscolo-scheletrici generalizzati e solo dopo mesi si manifesta il coinvolgimento articolare, di cui la distribuzione è variabile, con le piccole articolazioni colpite prima delle grandi. I sintomi si sviluppano nelle piccole articolazioni delle mani e dei piedi seguite da quelle dei polsi, caviglie, gomiti e ginocchia. Per quanto riguarda la colonna vertebrale va detto che il tratto superiore non è colpito di frequente mentre la regione lombosacrale e le anche sono sempre risparmiate.
Le articolazioni colpite sono tumefatte (gonfie), calde, doloranti e con un senso di rigidità al risveglio o dopo un periodo di inattività. Il decorso della malattia può essere lento o veloce.
La diagnosi è soprattutto clinica e richiede la presenza contemporanea di quattro criteri:
• rigidità mattutina
• artrite in tre o più articolazioni
• artrite delle articolazioni della mano
• noduli reumatoidi
• artrite simmetrica
• fattore
Artrite
L’artrite è un’infiammazione a carico dei tessuti molli delle articolazioni del corpo umano dovuta a diverse cause (infezioni, un attacco di gotta, problemi nel sistema immunitario ecc.). Quando l’artrite è causata dall’azione di microrganismi, questi possono introdursi dall’esterno, attraverso ferite, oppure possono giungere all’articolazione colpita per via circolatoria sanguigna provenendo da un altro punto di infezione.
Le artriti possono essere suddivise in artriti acute e artriti croniche. Le prime, assai diffuse, sono per lo più causate da batteri piogeni e provocano gonfiore e rigidità di movimento; le seconde includono forme aspecifiche degenerative che costituiscono il processo evolutivo dell’artrite acuta, e forme specifiche, più frequenti, quali quelle da brucellosi, tubercolosi, sifilide ecc..
L’osteoartrite e l’artrite reumatoide sono i due tipi principali della malattia, ma esiste un terzo tipo, l’artrite gottosa. Fra i vari sintomi che caratterizzano l’artrite ritroviamo i più comuni quali:
• calore
• tumefazione
• rigidità
• dolore
• arrossamento.
Osteoporosi
Osteoporosi è un termine che indica un aumentata porosità dello scheletro come risultato di una riduzione della massa ossea. Le modificazioni strutturali che essa determina predispongono l’osso alle fratture. Può essere localizzata a determinate ossa, come nell’osteoporosi da disuso di un arto, oppure interessare l’intero scheletro come manifestazione di una malattia metabolica dell’osso. L’osteoporosi può essere primitva o secondaria a un gran numero di condizioni.
Quando il termine osteoporosi si utilizza in modo specifico, si riferisce alle forme primitive, senile e menopause, nelle quali la perdita critica di massa ossea rende lo scheletro vulnerabile alle fratture. Il picco di massa ossea si raggiunge durante la prima età adulta e la sua consistenza è determinata da fattori ereditari; tuttavia contribuiscono anche l’attività fisica, la forza muscolare, l’alimentazione e lo stato ormonale. Dopo il raggiungimento della massa scheletrica massima, comincia una lieve riduzione di massa, di conseguenza la riduzione ossea dovuta all’età è un fenomeno biologico e prevedibile simile alla perdita dei capelli. Entrambi i sessi ne sono egualmente colpiti e la razza bianca in musura maggiore della razza negra.
Le ipotesi che portano all’osteoporosi sono molte:
• le alterazioni dovute all’età
• una ridotta attività fisica
• influenze ormonali
• fattori genetici
• lo stato di calcio corporeo di origine nutrizionale
Tutto lo scheletro può essere interessato nei casi di osteoporosi senile e post-menopausale, anche se determinate zone sono più colpite di altre. Nella forma postmenopausale interessa più le ossa di ampia superficie, come i corpi vertebrali determinando cosi microfratture e crolli ossei. Nell’osteoporosi senile invece si verificano fratture vertebrali di frequente nelle regioni toraciche e lombari e sono potenzialmente dolorose. È bene ricordare come fratture multiple a diversi livelli possano causare una riduzione della statura e deformità varie come lordosi lombare e cifoscoliosi.
L’osteoporosi è molto difficile da diagnosticare finchè la fragilità scheletrica non è in uno stadio avanzato.
Artrosi
L’artrosi è una malattia degenerativa articolare a carattere evolutivo, che origina dalla cartilagine articolare e, con il tempo, coinvolge le altre componenti dell’articolazione. Alla degenerazione si associa spesso l’infiammazione della membrana sinoviale che determina la sintomatologia dolorosa.
Nell’artrosi vengono colpite principalmente le articolazioni di carico. Si distinguno due tipi di artrosi:
• artrosi primitiva
• artrosi secondaria
L’artrosi primitiva interessa le articolazioni normali senza alcuna causa apparente, biologica o meccanica, tale da giustificare la genesi del processo degenerativo.
L’artrosi secondaria è dovuta a patologie che hanno alterato, la meccanica o la biologia dell’articolazione, in particolare la cartilagine articolare. Tra queste sono comprese gli esiti di fratture, le deformità assiali degli arti, congenite o acquisite, malattie congenite o dell’accrescimento (displasia congenita dell’anca), instabilità articolari post-traumatiche, neuropatie, malattie endocrine, malattie infiammatorie ed infettive dell’articolazione e nel rachide, la scoliosi. Gioca un ruolo fondamentale anche il rispetto per il proprio corpo in quanto l’obesità può determinare lo sviluppo e l’aggravamento dell’artrosi sia primitiva che secondaria.
La sintomatologia è data dal dolore, dalla limitazione funzionale, dalla riduzione della mobilità articolare, dall’aumento del volume dell’articolazione e, nelle fasi più avanzate dalla deformità. Il dolore modesto nelle fasi iniziali, diventa sempre più frequente fino ad essere continuo persino durante la notte. La limitazione funzionale è legata sia al dolore che alla ridotta mobilità articolare, con conseguenza che il paziente assume atteggiamenti viziosi.
La rigidità articolare inizialmente moderata al mattino diventa sempre più continua causando atteggiamenti e posture viziose. L’aumento di volume dell’articolazione è frequente soprattutto nelle articolazioni superficiali (ginocchio e spalla). Infine il persistere ed il porgressivo aggravarsi della rigidità produce nel tempo deformità articolari irriducibili.
A livello diagnostico l’artrosi in fase avanzata specie nelle grandi articolazioni degli arti è generalmente facile da riscontrare sulla base dei sintomi e dei segni sopra elencati, tuttavia la conferma della malattia deve avvenire sempre grazie all’ausilio della diagnostica per immagini.
Sindrome Di Sudek
È un osteoporosi acuta postraumatica localizzata alla mano e al piede. Colpisce soprattutto gli anziani la sintomatologia è caratterizzata da dolore intenso che aumenta con il movimento, coesiste edema e rigidità delle dita. È molto importante un veloce e prolungato trattamento fisiokinesiterapico, farmacologico e stimolare il paziente a mobilizzare e caricare nonostante il dolore le strutture scheletriche non incluse nel gesso perché l’immobilità e l’esclusione del carico aggravano la sindrome come in un circolo vizioso.
Osteoartrite
L’osteoartrite che si riscontra di solito nelle persone anziane, si manifesta in seguito all’usura continua della cartilagine in un’articolazione. La cartilagine che è un tessuto liscio, morbido e perlaceo, ricopre l’estremità delle ossa nelle articolazioni, fornendo loro una superficie liscia su cui scivolare, permettendo un facile movimento delle articolazioni. In seguito a una lesione o dopo anni di uso, la cartilagine diventa sottile e può scomparire. Quando la cartilagine si consuma le superfici ruvide delle ossa strofinano una contro l’altra causando dolore e rigidità. L’osteoartrite colpisce di solito le articolazioni che sostengono il peso del corpo, come le anche e le ginocchia. Sintomi di osteoartrite sono rigidità del corpo e dolore alle giunture specialmente in climi umidi, la mattina o dopo attività stancanti.
Ulcere da decubito
Le ulcere da decubito sono lesioni della pelle e dei tessuti più profondi, che insorgono nelle parti del corpo più a lungo soggette a pressione durante una protratta permanenza a letto o in posizione seduta. I pazienti più a rischio sono quelli impossibilitati o limitati a muoversi in modo autonomo. Le localizzazioni più ricorrenti delle ulcere (che variano comunque a seconda della posizione assunta più frequentemente dal malato) sono la regione sacrale (l’area dove si congiungono i glutei), la nuca e i talloni.
Le lesioni possono comparire ed evolversi in modo molto rapido; una volta che si sono formate sono difficili da trattare e spesso risultano inguaribili. Nelle persone a rischio, la sollecita adozione di provvedimenti di carattere preventivo riveste quindi notevole importanza.
Quindi un ulcera è la perdita di sostanza dei tessuti molli conseguente ad ISCHEMIA assoluta e persistente di un determinato distretto corporeo, per collabimento del suo letto capillare tra piani ossei e superficie cutanea su cui si esercitano forze di compressione e/o trazione.
PAZIENTI A RISCHIO
• neoplastici
• denutriti
• miastenici
• sclerosi multipla
• mielosi
• diabetici
• portatori di apparecchi gessati
Prevenire e curare il decubito è uno degli sapetti più importanti per il benessere della persona. Molte patologie o situazioni di handicap se non vengono definite dal punto di vista della prevenzione al decubito rischiano di vanificare il lavoro riabilitativo.
Amputazioni arto inferiore
Le amputazioni di un arto o di una parte di esso costituiscono per il paziente non solo un grave trauma fisico ma anche quello psicologico. Oggi tale problema può essere risolto grazie all’applicazione di protesi dal punto di vista biomeccanico, anatomico, ma soprattutto senza dimenticare quello estetico (cosa molto importante per la psicologia del paziente). E’ importante sapere che la corretta realizzazione di una protesi e invasatura (zona dove alloggia il moncone ossia lo contiene e lo protegge) dipende fondamentalmente dalle caratteristiche del moncone.
Le cause principali che determinano un amputazione possono essere:
• MALATTIE (patologie infiammatorie, vascolari e neoplasie)
• INCIDENTI
• MALFORMAZIONI
LIVELLI DI AMPUTAZIONE ARTI INFERIORE:
• emipelvectomia: consiste nell’asportazione dell’emibacino dello scheletro
• amputazione d’anca: consiste nell’asportazione completa dell’arto inferiore lussando la testa del femore dal cotile
• amputazione di coscia: consiste nell’amputazione del femore e avviene di solito al terzo medio
• amputazione di ginocchio: consiste nell’amputazione ai condili femorali ma è opportuno ricordare che è molto rara
• amputazione di gamba: consiste nell’amputazione della tibia e del perone
• amputazione di Syme:consiste nell’amputazione completa del piede, e se ben realizzata permette un buon risultato. Si tenta di dare un appoggio terminale al moncone che viene ricoperta di cute calcaneare
• amputazione mediotarsica: questa amputazione detta anche di “Chopart” , consiste in un amputazione che avviene nell’articolazione tra cuboide,scafoide e scfoide e calcagno e astragalo. Questa amputazione può provocare dei disturbi in quanto vi è il predominio del tricipite sui muscoli dorsoflessori del piede e quindi il moncone tende sempre ad evolvere verso una deviazione in equinismo, restando la zona di sutura come punto di appoggio. Tale evenienza determina il rischio di un moncone che come esito sarà difficilmente protesizzabile, doloroso e che potrebbe ostacolare la deambulazione
• amputazione della tarso-metatarsale: questa amputazione chaiamata anche di “Lisfranc”, consiste nell’amputazione a livello del terzo medio delle diafisi metatarsali
• amputazione transmetatarsale: consiste nell’amputazione a livello del terzo medio delle diafisi metatarsali, questo livello di amputazione è considerato uno dei più idonei, visto che si conserva la lunghezza del’arto inferiore
• amputazione delle dita: consiste nell’amputazione delle dita del piede.
E’ importante tenere conto che nei bambini si deve fare in modo di risparmiare le cartilagini di accrescimento, di cui le più importanti sono la prossimale della tibia e la distale del femore.
Amputazioni arto superiore
Le amputazioni di un arto o di una parte di esso costituiscono per il paziente non solo un grave trauma fisico ma anche quello psicologico. Oggi tale problema può essere risolto grazie all’applicazione di protesi dal punto di vista biomeccanico, anatomico, ma soprattutto senza dimenticare quello estetico (cosa molto importante per la psicologia del paziente). E’ importante sapere che la corretta realizzazione di una protesi e invasatura (zona dove alloggia il moncone ossia lo contiene e lo protegge) dipende fondamentalmente dalle caratteristiche del moncone.
Le cause principlai che determinano un amputazione possono essere:
• MALATTIE (patologie infiammatorie, vascolari e neoplasie)
• INCIDENTI
• MALFORMAZIONI
LIVELLI DI AMPUTAZIONE ARTI SUPERIORI
• disarticolazione intertoracoscapolare: in questa amputazione si asporta anche la scapola
• disarticolazione di spalla
• amputazione del braccio: può avvenire a livello del terzo prossimale, al terzo medio, al terzo distale
• disarticolazione del gomito
• disarticolazione del polso
• disarticolazione metacarpale: consiste nell’asportazione totale di uno o più metacarpi
• amputazione trans-metacarpale: consiste nell’asportazione della diafisi di uno più metacarpi
• amputazione delle falangi: consiste nell’asportazione di una o più falangi. In queste amputazioni si tenta di conservare la maggiore lunghezza possibile.