Cifosi
La cifosi consiste nell’accentuazione della normale curvatura dorsale del rachide.
Esistono cifosi:
• posturali
• congenite (dalla nascita)
• idiopatiche (cuasa sconosciuta)
• acquisite (traumi, infezioni, neoplasie, neuropatie, infiammazioni, distrofie ecc.)
All’inizio le cifosi non danno disturbi funzionali, successivamente se trascurate, possono dare luogo a dorsalgie o cervicoalgie. Il sintomo principale è la presenza di un gibbo dorsale,
più o meno ampio che può presentarsi a
diversi livelli.
Altri sintomi sono:
• appiattimento in avanti del torace
• prominenza posteriore delle scapole
• proiezione della testa e delle spalle in avanti
• rotazione anteriore delle pelvi
• prominenza addominale e quindi iperlordosi di compenso
Nelle cifosi iniziali il trattamento consiste nella applicazione di corsetti antigravitari o di corsetti tipo Boston o Chenou.
Nei casi più gravi o trascurati può essere indicata l’applicazione di corsetti gessati correttivi.
Nelle cifosi decisamente gravi, generalmente di origine congenita (cifosi superiori ai 50°-60°)
si ricorre al trattamento chirurgico.
Scoliosi
La scoliosi consiste nella deviazione permanente laterale e rotatoria della colonna vertebrale
alla quale seguono gravi alterazioni estetiche e funzionali. Insorge nel periodo di sviluppo staturale e si arresta quando cessa l’attività delle cartilagini di accrescimento dei corpi vertebrali.
Le scoliosi vengono classificate attraverso vari parametri quali:
• l’età dell’insorgenza della malattia
• la sede della curva
• il grado della curvatura
• l’età della malattia.
Le scoliosi idiopatiche (causa sconosciuta) sono il gruppo più importante e cospicuo di tutte le scoliosi (88%) e colpiscono con prevalenza il sesso femminile.
Le scoliosi congenite (dalla nascita) conseguono a malformazioni.
La sindrome della scoliosi può interessare qualsiasi dei tre distretti della colonna vertebrale
(dorsale, cervicale, lombare) con la formazione di una curva principale e sopra e sottostante ad essa due curve secondarie, inoltre avviene la rotazione del tratto vertebrale interessato dalla curvatura, deformità del torace (gibbo).
La malattia insorge ed evolve senza dolore ma bisogna fare attenzione ad evitarne un riscontro tardivo è per questo che bisogna fare attenzione alle diverse zone corporee quali:
• slivellamento del parallelismo delle spalle, le creste iliache, delle scapole
• nelle bambine differenza di volume e livello delle mammelle
• asimmetria dei triangoli della taglia
• accenno o presenza di gibbo
• incurvamento laterale del rachide
Negli atteggiamenti scoliotici la terapia consiste in ripetuti cicli di ginnastica e controlli posturali. Nelle scoliosi idiopatiche iniziali è sufficiente il trattamento di cinesiterapia. Nelle scoliosi idiopatiche più gravi si ricorre all’applicazione di corsetti ortopedici correttivi. È bene sottolineare che gli esercizi muscolari hanno un valore notevole e quindi molto importante unire gli esercizi fisici e la ginnastica respiratoria.
Ernia del disco
L’ernia del disco colpisce più frequentemente il sesso maschile tra i 35 e i 50 anni, avviene conseguentemente a sollecitazioni anche lievi (alzarsi da una sedia, sollevare un qualsiasi peso, etc.).
L’alterazione colpisce in genere l’ultimo disco lombare, meno frequente l’interesse del penultimo (lombocruralgia). È molto rara l’ernia discale a livelli superiori nel tratto lombare. La sintomatologia consiste in: dolore in sede lombare, spontaneo, trafittivo, che aumenta alla pressione dei muscoli paravertebrali della zona del disco interessato, contrattura muscolare, rigidità del rachide lombare e quindi limitazione di qualsiasi movimento del tronco; dopo alcuni giorni diminuisce il dolore spontaneo ma rimane quello locale e quello irradiato all’arto inferiore.
Il dolore periferico ossia quello che si irradia in corrispondenza della radice interessata riguarda la radice L5 , la radice S1 e la radice L5 ed S1 contemporaneamente.
Se la radice colpita è L5 il dolore si irradia nella zona postero-esterna della coscia, laterale della gamba e dorsale del piede, fino a raggiungere l’alluce.
Se la radice colpita invece è la S1 il dolore si irradia nella zona posteriore della coscia, posteriore della gamba e plantare del piede, fino alle ultime due dita del piede.
Quando vi è l’interessamento contemporaneo delle radici L5 e S1 dello stesso lato, l’irradiazione dolorosa interesserà contemporaneamente entrambe le zone. Altri sintomi possono essere formicolii, alterazioni dei riflessi, deficit del tono muscolare, deficit motori.
Il trattamento consiste nel riposo a letto, nella terapia medica (antinfiammatori, antidolorifici, miorilassanti, etc.), in una accurata fisiocinesiterapia e superata la fase acuta iniziale, nell’uso di un corsetto ortopedico.
Il trattamento cruento è limitato a forme fortemente dolorose che resistono al trattamento incruento e consistono in asportazione dell’ernia attraverso intervento chirurgico o con erniectomia al microscopio operatorio.
Fratture vertebrali
FRATTURE DORSO-LOMBARI
Le fratture dorso-lombari costituiscono circa l’80% di tutte le fratture vertebrali, con il picco massimo che si riscontra, in ordine decrescente, a livelli della I vertebra lombare, della XII vertebra dorsale, della II vertebra lombare. Colpiscono più il sesso maschile e soprattutto nell’età adulta per traumi indiretti che iperflettono il rachide (cadute sui piedi, gravi cadute dall’alto, cadute sulle natiche etc.)
Nell’età senile e in particolar modo nel sesso femminile le fratture si presentano frequentemente con l’avanzamento dell’età. Sono fratture causate non da eventi traumatici ma da rarefazione per osteoporosi, specialmente quelle dorsali. La sintomatologia consiste in dolore locale spontaneo ed alla pressione, rigidità del rachide lombare, contrattura muscolare e deformità (gibbo).
FRATTURE CERVICALI
Si suddividono in:
• Fratture dell’atlante sono dovute principalmente da sollecitazioni compressive esercitate sul capo. La sintomatologia è dolore, rigidità del capo e nevralgia nella zona del nervo occipitale.
• Fratture dell’epistrofeo sono dovute da una meccanismo di compressione e flessione anteriore del capo, a cui spesso può associarsi una lussazione o sublussazione della prima vertebra. La sintomatologia è dolore, rigidità del capo e nevralgia nella zona del nervo occipitale.
• Fratture delle ultime cinque vertebre cervicali avvengono meno frequentemente delle fratture dorso-lombari ma di contro sono esposte più spesso a complicazioni neurologiche. Avvengono per traumi che tendono a flettere bruscamente e schiacciare il rachide cervicale (e. urto contro parabrezza, tuffi a capofitto su fondali bassi, caduta di gravi sul capo etc.), queste fratture possono anche determinare un restringimento del canale midollare. La sintomatologia consiste in un atteggiamento coatto del capo in flessione, dolore spontaneo che aumenta alla pressione e infine contrattura muscolare (torcicollo).
Osteoporosi e crolli vertebrali
L’osteoporosi è una affezione diffusa dello scheletro, caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da alterazioni microstrutturali del tessuto osseo che conduce ad un aumento della fragilità ossea e a un accresciuto rischio di fratture. Le fratture delle vertebre non sono più da considerare quindi come una manifestazione iniziale ma come una “complicazione” di tale patologia.
Si distingue l’osteoporosi primitiva (post-menopausale, senile, idiopatica) e quella secondaria.
La prima è tipica del sesso femminile, in quanto le donne in media vivono più a lungo dei maschi e risentono negativamente degli effetti delle gravidanze e della menopausa sul metabolismo osseo. L’osteoporosi secondaria colpisce di più il sesso maschile, per disordini di tipo metabolico, tossico e genetico.
L’osteoporosi post-menopausale è anche detta di “tipo I”, compare tra i 50 ed i 70 anni e consiste nella perdita di osso e nell’assottigliamento delle trabecole che formano la spongiosa del tessuto osseo. Essa è responsabile degli schiacciamenti vertebrali, in particolare della regione dorso lombare e anche delle fratture dell’epifisi distale del radio (frattura di colles).
L’osteoporosi senile è anche detta di “tipo II” e colpisce generalmente dopo i 70 anni. In questi casi sono tipiche le fratture del bacino, del collo femorale e gli schiacciamenti vertebrali specie nella zona dorsale della colonna con progressiva cifotizzazione del paziente.
Il sintomo principale è il dolore che insorge anche dopo un semplice gesto come uno starnuto o alzarsi da una sedia etc.
Oggi l’osteoporosi è considerata una vera e propria malattia sociale, tra le più rilevanti per il sistema sanitario.
La terapia consiste nel far diminuire il tempo di allettamento del paziente, per ottenere un recupero funzionale il più veloce possibile e prevenire la deformità in cifosi della colonna, tipica di tale patologia.
I traumi vertebrali consolidano in 3 mesi circa con sintomatologia dolorosa presente per i primi 30-40 giorni. Acquista notevole importanza l’utilizzo di corsetti ortopedici. I busti sono tantissimi sul mercato ma bisogna scegliere l’ortesi più indicata considerando quattro aspetti fondamentali: la sede della lesione, le caratteristiche anatomiche della frattura, la corporatura del paziente e il grado della curva.
Cervicalgia
Dopo il dolore lombare quello cervicale rappresenta la patologia più frequente presa in considerazione dal medico. Vi sono però delle differenze in quanto il dolore cervicale è meno invalidante e si presenta con episodi dolorosi che possono andare dai 2 ai 5 giorni se si parla di soggetti al di sotto dei 30 anni mentre hanno una durata maggiore nelle persone di età avanzata. Nella maggior parte dei casi la cervicalgia è causata da alterazioni locali proprio della regione cervicale.
Le principali manifestazioni possono essere:
• Crisi di torcicollo: che sono moto frequenti nei soggetti tra i 20 e i 30 anni con durata molto breve (3 giorni). Il torcicollo può essere dovuto da soggetti aventi lassità articolare oppure semplicemente dal freddo. Per il torcicollo da freddo si consiglia calore locale, riposo e antinfiammatorio. Per quanto riguarda il torcicollo da lassità articolare si può ottenere un buon risultato con delle trazioni.
• Spondiloartrosi cervicale: è il caso in cui viene attribuito la maggior parte dei dolori cervicali con associazione di cefalee e vertigini. Tale alterazione è più frequente intorno ai 45 anni e raggiunge il suo picco massimo aumentando di frequenza e intensità intorno ai 70 anni di età. Una delle principali complicanze della spondiloartrosi cervicale è la cervicobrachialgia che risulta molto dolorosa specialmente durante la notte nelle zona della radice nervosa interessata, a cui si accompagnano parestesie e alterazioni di riflessi.
• Iperostosi anchilosante: è un alterazione frequente della regione cervicale nelle persone di età superiore ai 60 anni. Spesso è silente insorgendo con una forte limitazione della motilità cervicale in tutte le direzioni.
• Artropatia dell’atlante e dell’epistrofeo: tale alterazione non è molto frequente. Di origine artrosica determina una limitazione della rotazione prodotta dalla sindrome dolorosa sottoccipitale.
Altre patologie del rachide cervicale possono essere dovute da origini viscerali e quindi non da strutture che riguardano direttamente la regione cervicale:
• cerebropatie
• patologie delle articolazioni temporomandibolare e sternoclavicolare
• cardiopatie
• ernia iatale
Altre alterazioni cervicali invece possono dipendere da patologie sistemiche di tipo reumatologico:
• malattia di Paget
• artrite reumatoide
• spondiliti infettive
• metastasi
• artrite psoriasica
• infezioni faringee
Lombalgia
E’ una sindrome lombare che colpisce specialmente in età adulta causata da alterazioni discali del rachide lombare con sintomatologia limitata alla regione lombare.
La patologia si presenta con un dolore spontaneo al livello del rachide lombare che aumenta ai movimenti di pressione ed ai tentativi di mobilizzazione del tronco, contrattura delle masse muscolari paravertebrali e infine rigidità del tronco.
Esistono due forme cliniche: la lombalgia acuta e la lombalgia cronica.
• La lombalgia acuta avviene all’improvviso senza una causa evidenziabile, qui il dolore e la contrattura sono molto forti tanto che anche un leggero movimento come un colpo di tosse o uno starnuto provoca dolore. La sindrome si risolve in pochi giorni con riposo e terapia medica (antinfiammatori etc.)
• Le lombalgie croniche possono essere tali sin dall’inizio oppure secondarie a lombalgie acute.
Il trattamento delle lombalgie acute consiste nel riposo e terapia medica (antinfiammatori, antidolorifici, etc.) mentre nel trattamento delle lombalgie croniche trova indicazione la fisiocinesiterapia.
Lombosciatalgia
La lombosciatalgia è una sindrome dolorosa che dalla zona lombosacrale, si irradia all’arto inferiore, nella zona del nervo sciatico. È espressione di una sofferenza radicolare dovuta da un alterazione che prende il nome di “ernia discale”.
Molte affezioni possono essere la causa di insorgenza di una lombosciatalgia:
• l’ernia discale
• l’artrosi
• anomalie congenite del rachide
• tumori
• infiammazioni
Il trattamento consiste nel riposo a letto, nella terapia medica (antinfiammatori, antidolorifici, miorilassanti, etc.), in una accurata fisiocinesiterapia e superata la fase acuta iniziale, nell’uso di un corsetto ortopedico.
Il trattamento incruento è limitato a forme fortemente dolorose che resistono al trattamento incruento.
Lombocruralgia
La lombocruralgia è una sindrome che oltre alle strutture discolegamentose del rachide lombare, interessa anche le radici che danno origine al nervo crurale (L3 e L4). Il dolore comincia dalla regione lombare e si estende verso la regione inguinale ed il ginocchio, lungo la zona di distribuzione del nervo crurale.
Questa patologia è dovuta il più delle volte da ernia del disco interposto tra III e IV vertebra lombare e quindi sofferenza della radice L4.
I sintomi più noti sono: dolore, rigidità e contrattura della colonna vertebrale lombare, irradiazione dolorosa all’inguine, ginocchio e la parte antero-interna della coscia e deficit del quadricipite.
Il trattamento consiste nel riposo a letto, nella terapia medica (antinfiammatori, antidolorifici, miorilassanti, etc.), in una accurata fisiocinesiterapia e superata la fase acuta iniziale, nell’uso di un corsetto ortopedico.
Il trattamento cruento è limitato a forme fortemente dolorose che resistono al trattamento incruento.
Spondilolisi e spondilolistesi
La spondilolisi colpisce la V vertebra lombare per il 70-80% dei casi, ed è spesso seguita da spondilolistesi. La spondilolisi decorre in maniera asintomatica, rendendosi tardivamente passiva nell’adulto lombalgico. Alcune volte invece, si manifesta con lombalgie recidivanti (spesso secondarie a sollecitazioni come giochi, tuffi ed esercizi fisici) accompagnate da limitazione articolare.
La spondilolistesi si verifica quando la vertebra lombare non è più unita, e scivola anteriormente e in basso sulla vertebra sottostante. Il fenomeno è alle volte acuto mentre altre volte graduale e si esprime con sintomi di lombalgia o lombosciatalgia.